martedì 11 giugno 2019

L'ESSENZA -IL SILENZIO

Chi definisce cosa è strano, bello, brutto, giusto, sbagliato.
Cosa pensano le persone quando non hanno niente da fare, cosa fanno nelle loro teste, in quali spazi si perdono, si rifugiano.
Ci si sveglia al mattino e si sale su un palcoscenico chiamato vita, c’è un intera giornata davanti e si cerca di affrontarla al meglio, lavoro, casa, impegni quotidiani, spesa, cucinare, figli, cani, amici, marito, compagno, colleghi, bollette da pagare, palestra, aperitivo, medico, esci vai fai torna … esci vai fai torna… il classico tam tam quotidiano.
Negli ultimi tempi osservo molto le persone, ascolto le loro parole, osservo i loro gesti e l’unica cosa che riesco a vedere in giro è un malcontento quotidiano, fatto di lamentele e di problemi da risolvere, si dice è la vita, io dico la vita non può essere solo questo.
Siamo tutti alla ricerca di qualcosa, un lavoro migliore, una relazione migliore, ci scomponiamo e ricomponiamo milioni di volte al giorno, diciamo di stare bene quando stiamo male e quando stiamo bene ci lamentiamo di quello che non abbiamo e che vorremmo avere, quindi ritorniamo a stare male e facciamo finta di stare bene.
Credo che l’essere umano sia un controsenso vivente.
Si va in vacanza e si finisce per pensare a quel che si deve fare rientrando in città, si va al mare e si pensa ad organizzare cosa si farà al rientro, si lavora e si pensa alla lista della spesa ed alla visita medica del pomeriggio, e si arriva a sera e si pensa a tutta la giornata trascorsa cercando già di organizzare il giorno dopo.
Ma quando ci godiamo realmente quel che facciamo?
Godere del relax del mare mentre ci si trova al mare, godere di una passeggiata mentre si fa una semplice passeggiata, respirare il profumo del mare e respirare quella sensazione, lasciarsi cullare dal caldo del sole, osservare un tramonto e perdersi nei incantevoli colori, gustare un cibo prelibato e sentirne veramente i sapori.
Credo che abbiamo perso l’essenza, usiamo i nostri sensi in modo del tutto insensato.
Ordiniamo un piatto al ristorante e quando arriva gli facciamo una foto, non si pensa più al gusto del piatto ordinato ma al piacere che la foto del piatto ci darà se postato su un qualsiasi social, andiamo ad un concerto e guardiamo il concerto attraverso un cellulare per riprendere il concerto che stiamo già vedendo. 
Il qui ed ora.
Sono le 10.20 sonoe da stamattina è successo questo:
la mia responsabile mi chiama dall’ospedale deve subire un intervento per l’impianto di un pacemaker e mi dice:
“adesso cerco di farmi dare meno giorni di degenza perché ci sono cose da fare in ufficio e sono in ansia”.
L’ho ascoltata e dentro la mia testa è comparso un grosso punto interrogativo, come si decidono le priorità? L’ufficio è davvero più importante della propria salute? Un pensiero che ci assilla può avere davvero la priorità su cose come il rispetto della propria salute? Quale arcano criterio fa sì che l’irrazionale la spunti sul razionale senza se e senza ma.
La mia collega entra tutta elettrica nella mia stanza e mi dice:
“oggi sono venuta in pullman a lavoro ho lasciato la macchina a casa”.
Ed io: Come mai?
Lei: “mi sono svegliata con una strana sensazione, ho pensato che se avessi preso l’auto mi avrebbe fermato la polizia e visto che ho la patente scaduta da un mese (ed in questo mese ha sempre preso la macchina per recarsi in ufficio) ho preferito venire in pullman”.
Ed io: Anto è perché la polizia ti ha fermata tre giorni fa e adesso hai paura.
Lei: effettivamente hai ragione.
Quanto sappiamo essere irragionevolmente irrazionali, quanto spesso le nostre scelte sono guidate da pensieri del tutto assurdi, da probabilità create dalla nostra mente e che in realtà non esistono.
Io ormai conosco le mie paure (più o meno), sebbene le mie siano proprio strane, cerco di guidare la mia mente, di educarla, ho una mente maldestra ultimamente, però sono diventata più consapevole dei miei meccanismi insensati e cerco di schivarli di non cascarci tutte le volte che posso.
Quando vivi per tre anni con ansie, fobie ed ossessioni, una fitta coltre di nubi ti si piazza davanti agli occhi e vedi tutto nero.
La cosa più assurda di tutto questo però è che impari a conoscerti profondamente, ed all’inizio è tremendo, poi però piano piano le nuvole iniziano a diradarsi un po’ e tu ti senti una sorta di guru osservando te e le persone che ti circondano.
Alle volte quando tutto è più calmo ascolto le ansie altrui, riconoscerei una persona nervosa o in ansia ormai dal semplice movimento degli occhi, e mi chiedo perché siamo tutti così stupidi da lasciarci tormentare per ore o giorni da problemi che poi in fondo sappiamo di risolvere.
Restiamo giorni con il broncio in attesa di risolvere un problema quando la vera meraviglia sarebbe porsi di fronte al problema non con ansia e terrore ma con semplice analisi e relativa risoluzione, quanti crampi allo stomaco ci eviteremmo e quanti gastroenterologi guadagnerebbero meno.
Ora non credo che diventerò una sciamano, neanche uno di quei vecchi saggi indiano, però una cosa credo di averla capita i pensieri sono pensieri e non sempre dobbiamo darli per veri.
La prossima volta che vado al mare voglio godermi il mare, ascoltare musica e fare silenzio. La mia testa ha bisogno di un po’ di silenzio a forza di parlami sempre ho fatto più casino, non a caso le cose belle arrivano quando non ci pensi, quando la tua mente è libera.
Allora oggi cerco di fare un po’ di silenzio per me dentro di me!

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