lunedì 10 giugno 2019

IO "NON" TI TEMO - CERCASI MANUALE D'ISTRUZIONI

IL PRIMO INCONTRO CON LO PSICOTERAPEUTA - TCC E DINTORNI
In psicoterapia, ai primi incontri, lo psicoterapeuta ti dice che giungere alla remissione del disturbo è come fare un viaggio (ti addolcisce la pillola), a me disse che il mio VIAGGIO sarebbe stato Palermo – New York , ma che ci sarebbe stata la possibilità che non avrei potuto prendere un volo diretto, ed in quel caso avrei dovuto fare molti (capii dopo che molti poteva anche voler dire centinaia) scali ma che alla fine sarei arrivata sana e salva a New York.
Evviva pensai io!!! Io ho fatto per anni l’assistente di volo che ci vuole, un paio di giorni, settimane, un mese, visto questa miriade di scali, e poi si torna a casa, siiii, esultai, posso farlo. (per inciso non esultai, non avevo capito quasi niente, ma qualcosa dentro mi diceva si può fare).
Mi disse che dentro al trolley avrei dovuto mettere solo poche cose, tempo e pazienza, non saprò mai perché non mi parlò della forza e del coraggio, a causa loro sono dovuta tornare a casa milioni di volte, me ne dimenticavo in continuazione quasi ad ogni scalo e non c’era verso di ritrovarli lì dove mi trovavo, dovevo tornare a casa… un po’ come nel gioco dell’oca … fai tre passi avanti e 1.750 indietro e stalla lì per un po’.
Quando sei alle prime sedute non hai ancora le idee ben chiare, ascolti poco perché sei distratto dal mondo che ti è crollato addosso e soprattutto perché non riesci proprio a capire come mai una settimana prima stavi bene ed all’improvviso tutto diventa difficile, parlare, respirare, camminare.
Ti senti male e cerchi aiuto, io ero arrivata in terapia con le risorse fisiche e mentali di un bradipo morto nel 1819, stanca ero stanca, volevo un volo diretto Palermo – New York e sul quel volo volevo solo dormire, non è vero non volevo neanche fare un volo diretto io volevo avere il dono del teletrasporto… ok parto sono arrivata … finito!
Ma quanto ero ingenua ai tempi!!
Voli, diagnosi parole, disturbi, era tutto confuso, di cosa stava parlando quel piccolo uomo ottantenne seduto di fronte a me che con tono pacato, ma seriamente incisivo e perentorio, mi raccontava di quel che mi stava accadendo. Io piangevo ero disperata e lui parlava, parlava, parlava.
Ricordo ancora quel pomeriggio, ho solo annuito alle sue parole e uscendo da quello studio le uniche parole che ricordo ancora, sono state: “Ricorda, dice lui, il primo comandamento della TCC è … AMO ME STESSA PERCHE’ MI CONVIENE”! Io lo guardai e pensai tra me e me, ma che cazzo vuole dire questo, salvo scoprire, nel tempo, che dovevo fidarmi di lui, capire le sue metafore, affidarmi ed affidare, perché il Prof. Love (il nomignolo con cui lo chiamo) era l’uomo seduto alla torre di controllo, io stavo per schiantarmi e lui sapeva come farmi riprendere il volo, dovevo solo ascoltarlo, lui da lì in poi è diventato il mio manuale audio video di… COME VIAGGIARE DA SOLI SU UN VOLO 747 IN CUI TU SEI… IL COMANDANTE, IL COOPILOTA, TUTTI GLI ASSISTENTI VOLO E L’ADDETTO ALLE OPERAZIONI DI SBARCO, AH DIMENTICAVO DURANTE IL VOLO NON C E’ UNA SEMPLICE TURBOLENZA C E’ UN TORNADO E TU SEI DENTRO L’OCCHIO DEL CICLONE … E TU (CIOE’ IO) … NON SEI UN FOTTUTO PILOTA!!!.
Bello no!!!!
Credo di essermi amata molto all’inizio di questo viaggio di aver dato il meglio di me per me in termini di amore, risolutezza, coraggio, forza e pazienza, tonnellate di pazienza ma per certi aspetti questo disturbo ancora oggi riesce a stupirmi.
E’ camaleontico, maldestro, a tratti ripetitivo e stancante, ma quanto mi stanca…
Relazionarsi con percezioni sensazioni e impulsi, (belli gli impulsi… il tuoi muscoli si contraggono a tal punto da avere dei veri e propri spasmi o tic … bhè questo ancora non l ho capito bene, ti prendono all’improvviso, viso, bocca, gola, occhi, gambe, una serie di movimenti scoordinati che senti di dover fare credo per liberarsi dalla tensione), cerchi di non pensarci un istante, magari ci riesci anche mentalmente, finchè il corpo e qualcosa dentro decide di far di testa propria e tu non ce la fai a non pensarci!
E pensi al disturbo e pensi a te con questo disturbo e pensi che non vuoi il disturbo e più ci pensi più tutto va a buttane … in un circo continuo di azioni e ripetizioni stancanti. E fuori dalla tua testa c è la vita, ma la tua testa è troppo impegnata a pensare a te al disturbo e vaffanculo e vaffanculo.
Anche stamattina è stato così ansia che sale ansia che scende, spasmi, un corpo martoriato dal niente, solo mi fa male, brucia, allora trovo rifugio nella scrittura per spiegarmi e per spiegare, semmai qualcuno leggesse questo blog, e non implodere, l’implosione non mi piace, implodere per me vuol dire avere un attacco di panico, quindi meglio un disturbo alla volta che tutto insieme.
Prendo questo frullato di pensieri, e sensazioni e li trasporto fuori da me cercando di trovare l’essenza di me, il mio centro, la mia vita.
Cerco di staccarmi dal problema ma siamo ancora incollati io e lui.
Scrivere di questi fastidi improvvisamente mi rende calma mi aiuta a sopportarli o forse mi aiuta dimenticarli o forse calmandomi tutti i sintomi magicamente scompaiono, credo sia così.
Comunque, io questo viaggio alla fine l’ho iniziato, armi e bagagli e sono partita, dove sia arrivata non lo so ancora, alcune volte mi sembra ancora troppo vicina a casa ed altre invece credo che qualche tappa io l’abbia raggiunta… di New York nessuna traccia ancora, ma in cuor mio sento che non deve essere poi così lontana.

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