martedì 16 luglio 2019

Pensiero positivo e canto delle sirene

Pensieri e pensiero
Si dice che le persone ansiose siano sempre (almeno mentalmente sull’orlo di un precipizio) ed è vero, la mente e gli stati d’animo si influenzano vicendevolmente in un flusso continuo di stati fisici e mentali che potrebbero ripetersi all’infinito.
Accorgersi di questo è già tanto, lavorarci costa fatica, però porta i suoi frutti.
Una mente abituata a pensare negativo è un po’ come guidare una macchina, la apri, sali, accendi il motore salvo poi accorgerti che non sei padrone della guida, al comando c’è un pilota automatico impostato per percorrere strade impervie, buie, i freni non rispondono ai comandi quindi lo schianto per arrestare questa inarrestabile corsa è quasi certo.
Riflettendoci basta correggere, poco alla volta, ma con costanza, tutto ciò che la nostra parte sabotante ci impone di essere, con gentilezza riportare lo sguardo ed il pensiero ad una realtà meno complicata e sicuramente più veritiera (il tutto mentre hai un groppone fisso allo stomaco che non va né su né giù).
E’ una correzione continua, stancante per certi aspetti, una lotta tra il :NON CELA POSSO FARE VS/ CERTO CHE CE LA FACCIO e se proprio siamo un po’ positivi ci aggiungiamo un bel sorriso… che si sa che noi ansiosi siamo avari di sorrisi … infatti si dice che quando ridi o sorridi per finta il tuo cervello che e’ stupido quanto quello del resto del mondo produce ugualmente gli ormoni della felicita’ - ecco perche’ il mio terapeuta mi dice di sorridere sempre … io però alle volte me ne scordo e mi uniformo al mio stato d’animo tetro e cupo senza un perché, brava io!!!
Se è vero, come è vero, che mente e corpo sono collegati, noi siamo in dovere verso noi stessi di influenzare i nostri stati d’animo e siamo in dovere di correggere i nostri pensieri quando riconosciamo che vanno oltre la realtà stessa distorcendo anche la più semplice delle situazione che in una mente ansiosa viene vissuta semplicemente come una insopportabile tragedia.
In questo percorso mi sono ritrovata, più volte, a sentirmi completamente pazza, ragionamenti contorti fatti tra me e me, una lotta tra la mia parte razionale che è sempre stata leggera e propositiva e positiva, e l’altra parte di me ansiosa e paurosa che una volta venuta allo scoperto, ovviamente, come tutti ben sappiamo, non porta a niente di buono, ma è così insistente.
E’ come il canto delle sirene terrificante ed affascinate allo stesso tempo e poi cadi nell’oblio.
Se siamo abbastanza coraggiosi da non farci spaventare dai nostri pensieri e conseguenti stati d’animo, metterci le mani e lavorarci, non è poi così difficile! E se si decide di fare questo percorso, senza l’aiuto di nessun farmaco, è inevitabile fare i conti “dal vivo” con tutto ciò.
Non cedere ed avanzare poco alla volta, vedere ciò che si è conquistato ed aggrapparsi a questo per andare avanti, e passo dopo passo ecco intravedere quella che tutti chiamano l’uscita dal tunnel.
Riconoscersi, conoscersi, ti porta ad essere consapevole e più sei consapevole più puoi lavorare su te stessa, è l’esperienza più bella e terrificante che un essere umano possa provare ma anche questa volta mi affido alle parole di chi dal tunnel nero è uscito per davvero e che narra di un qualcosa del tipo: “SE NE ESCE PIÙ FORTI DI PRIMA” e se lo dicono in tanti sarà vero. A me intanto mentre scrivo mi viene da piangere, comunque!!!
Quindi dovrebbe funzionare un po’ così:
VAI – FAI – RICONSIDERA – RIDIMENSIONA – RIATTRIBUISCI – TORNA, VAI – FAI – RICONSIDERA – RIDIMENSIONA – RIATTRIBUISCI – TORNA, FERMATI – PRENDI FIATO E DI NUOVO - aggiungendo a questo un sorriso ed un pizzico di positività fai quello che i farmaci ti consentirebbero di avere in molto meno tempo (in quanto acuiscono il senso di sconforto, di ansia e soprattutto modificano la chimica del cervello equilibrando nuovamente i neurotrasmettitori del buon umore – serotonina e company.
Ma se scegli di non prendere i farmaci?????
Allora credo si debba lavorare attivamente e sodo per far sì che ciò avvenga in modo naturale e nel frattempo non cedere al canto delle sirene. Adesso so cosa prova un equilibrista!!!
Al momento è solo stancante, il canto delle sirene è lì ti invita ad andare giù e tu sei così stanca che vorresti cedere ed invece NOOOOOOO, fanculo sirene, fanculo ansia e fanculo magone, dai che accendiamo un po’ di bella musica che la vita è la cosa più bella del mondo… viviamola con un bel sorriso!!!!

sabato 13 luglio 2019

Parliamone - parliamoci

Ciao visitatori del blog!
Mi piacerebbe poter scambiare due chiacchiere virtuali con voi.
Quindi quando leggete, se vi va lasciate un commento ( non importa se bello o brutto)
Un caro saluto a tutti❤

Trekking e vertigini si può fare


giovedì 11 luglio 2019

Resistenza al cambiamento

RESISTENZA AL CAMBIAMENTO
In ognuno di noi, in una fase di cambiamento, c’è un momento di stallo, definito resistenza. La resistenza è quell’insana abitudine mentale che ti fa rimanere aggrappato alla cosiddetta “zona comfort” cioè a tutto ciò che ti fa stare comodo nello spazio senza fare alcuno sforzo né mentale né fisico (nel mio caso dovrebbe essere sdraiata a letto a guardare il soffitto pensando e ripensando all’inutilità della vita vissuta in perenne stato d’ansia), e ciò avviene pur sapendo che questo schema mentale non è poi così sano.
Poniamo il caso che si voglia passare da un comportamento definito “A - non sano ” ad un comportamento definito “B – più sano” e che ci siano tutte le buone intenzioni nel volerlo fare, il coraggio, la voglia, la motivazione, quindi, ipoteticamente non dovrebbe essere poi così impegnativo giusto???
Ecco, diciamo che in teoria è semplice ma in pratica ho scoperto che è un pochino più complicato, tu dici si e il tuo cervello dice no, no ed ancora no.
Educare un cervello pauroso non è gioco da ragazzi. Ci vuole astuzia, ci vuole pazienza, ci vuole metodo e costanza, perseveranza.
 Nel mio caso è come se il mio cervello volesse, per cause a me ancora del tutto sconosciute, restare in “A”, ecco perché le mie vecchie, sane, buone abitudini sono difficili da RI-raggiungere.
A rifletterci è strano perché il cervello è mio e quindi dovrebbe essere semplice educarlo, manovrarlo, istruirlo… beh! ho capito che alle volte la situazione si può ribaltare e vuole essere lui a manovrare noi.
Ci sono tutta una serie di emozioni, in primis la paura, che come tutti ben sappiamo è una cosa del tutto irrazionale, che se non affrontata nel modo giusto ti affievolisce, ti annienta.
La paura è una delle emozioni più difficile da comprendere, da plasmare, da elaborare e da superare, così come il dolore, non puoi eliminarla con la forza di volontà, non ti puoi imporre di non provarla, l’unica cosa che puoi fare è passarci dentro e lasciare che il tempo le faccia perdere un po’ della sua maestosa potenza, senza che questo ti uccida.
Penso che le emozioni come il dolore e la paura, quando sperimentate insieme, siano un cocktail micidiale, ti impantani da solo nelle sabbie mobili e non sai perché ma soprattutto se non sei allenato (ecco perchè la psicoterapia è un bagliore di luce quando tutto ti sembra buio) non sai neanche come uscirne, si narra (visto che l’istinto ti porterebbe a combatterle) che devi solo accettarle e non volerle eliminare a tutti i costi, insomma viverle e vivere, possibilmente con un bel sorriso stampato in viso, una sorta di buon viso a cattivo gioco.
Ci sono persone che lungo questo percorso da “A” a “B” si fermano, si fa veramente tanta fatica, quindi, nonostante si sia percorso un breve – medio tragitto – si torna al punto di partenza “A” giustificando l’arresa come meglio si può, con frasi del tipo “sono fatta così”, “è troppo difficile”, “ci provo ma non ci riesco” ed infine la peggiore “questo è il mio carattere”.
Prima che questa strana fase di paura irrazionale mi colpisse, pensavo solo che fosse difficile andare a correre e smettere di fumare, tipo quei buoni propositi che ci mette in testa di raggiungere il 31 Dicembre come obiettivo per il nuovo anno e che puntualmente finiscono nel dimenticatoio il 6 Gennaio passate le feste.
MA QUANDO IL CAMBIAMENTO E’ NECESSARIO, VITALE, PERCHE’ NON CAMBIARE VUOL DIRE STAGNARE NEI MEANDRI DELLA TUA MENTE IMPREGNATA DI INUTILI PAURE CHE SI FA????
Ecco la domanda che mi accompagna da un po’ di tempo io voglio raggiungere la meta “B” la mia mente vuole restare in “A”.
Ho sentito dire spesso che il cambiamento è solo una questione di forza di volontà, cambio di prospettiva e di allenamento, ed è vero, ma anche di investimento quotidiano per abbattere la fase di resistenza.
Nella mia personalissima esperienza, diciamo che questa resistenza mi fa andare ai matti, è come voler spostare un tir che ha fuso il motore legandoselo alle spalle con una corda, l’immagine dovrebbe rendere l’idea!
Eppure ogni mattina mi alzo mi dò forza e vado, faccio tutto il contrario di quello che penso ed alle volte mi sento costruita, non spontanea, perché la paura mi rende rigida, chiusa, e con la sensazione perenne di essere inadeguata, si va bene, razionalmente so che non è così, cioè io i stimerei pure, anzi lo faccio, però lo faccio insieme a questa micidiale sensazione (appunto sensazione dalla quale non dovrei farmi condizionare) di uhmmmm DISAGIO.
Vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto è sempre e solo una questione di scelte, io mi alleno ai pensieri positivi ogni giorni, il bicchiere lo voglio vedere mezzo pieno. Ci sono riuscita… beh ancora no, ma non demordo perché so ciò che sono e ciò che voglio continuare ad essere.
Sono le 11.20 e sebbene c’è sempre un bel po’ di tensione a farmi compagnia non è più quella di sue anni fa, di un anno fa, di una settimana fa e neanche quella di ieri, si cambia un po’ ogni giorno e credendoci anche questo giorno è già un giorno migliore di ieri. Quindi avanti tutta è come nel gioco del baseball avanzare sul terreno di gioco, in senso antiorario, su una serie di quattro basi, che sono posizionate agli angoli del campo di gioco, denominato diamante, durante il volo della pallina. Il punto finale di arrivo di ogni giocatore è lo stesso punto dal quale è partito, anche per questo detto casa base. Se riesce ad arrivare alla casa base prima di essere eliminato, il giocatore incassa un punto da assegnare alla propria squadra. Torno ogni giorno alla casa base con una consapevolezza diversa, nuova, incoraggiante e positiva, ogni giorno segno un punto per me!

martedì 9 luglio 2019

AAA CERCASI NUOVA ME

AAA … cercasi nuova me
Una delle situazioni più assurde che mi sono ritrovata ad affrontare dopo i miei quasi scomparsi attacchi di panico è stata la mia ansia generalizzata… e quando scrivo generalizzata lo intendo nel senso più ampio e purtroppo più “completo” del termine.
Leggendo qua e là… nella spasmodica ricerca di strategie… tecniche… miracoli… santoni… pozioni magiche… le parole che più mi hanno più colpito sono state:
- prima di mettersi le mani al collo per strangolarsi da soli… o sotterrarsi sotto il cemento bollente chiedersi: cosa diresti ad un amico in difficoltà, quali parole useresti per spronarlo senza farlo sentire ulteriormente peggio di come già si sente???
Sicuramente useresti parole gentili, positive, ti mostreresti comprensivo e disponibile… mica saresti un despota perfido e del tutto irragionevole del tipo o tutto e subito o non siamo più amici.
Trovo che lasciarsi attraversare dalle emozioni (perché alla fine di quelle si tratta) senza farsi inghiottire da esse o dai pensieri (per la stragrande maggioranza negativi e seriamente fantasiosi e fastidiosi) sia una delle cose più difficili da mettere in atto quando sembri un toro nel bel mezzo della corrida che vede solo quel maledetto pezzo di stoffa rosso, l’istinto ti frega, predomina, insiste… e tu che magari stai solo cercando di avere una semplice conversazione resti lì ferma e non assecondi il tuoi istinti primordiali del tutto errati in questo caso.
 Trovo questa tecnica di approccio con se stessi molto utile (ti tempra il carattere), soprattutto per una persona come me perfezionista ed intransigente verso tutte le emozioni definite erroneamente a questo punto “negative”, e per il mio modo di vedere la vita del tipo… non si può avere paura di cose stupide… non si può tentennare e non si può essere in ansia a meno che non ci sia un motivo che io ritenga ragionevole… tipo un cratere sta per abbattersi sulla mia casa … ma anche in quel caso io mi imporrei un certo self control… il mio rapporto con le emozioni credo sia da rivedere… bianco o nero… e se non si può … io devo mantenere questo maledetto self contro a costo di morire… sono una cretina lo so … quindi io dovrei fare un lavoro al contrario ammorbidirmi e non inferocirmi. E prova e riprova e prova e riprova alle volte un brava esce fuori. Non che il peso che mi sento addosso scemi… però sento che alle volte si allevia e mi trovo quasi divertente perché faccio casino per niente.
Tipo questo lo posso provare… questo assolutamente no… è irragionevole lo so… infatti una volta sperimentata quest’ansia pazzesca… comincio ad apprendere che forse ho un paio di cose da rivedere e che il personaggio che mi sono cucita addosso ad oggi non mi serve più.
 E’ strano sperimentare su se stessi emozioni che dirompono come un fiume in piena ma è altrettanto strano trattarsi come delle merde per il solo fatto di provarle, il punto non è cosa si prova in se, posto che nel mio caso è quasi una reazione del tutto involontaria (che spesso mi fa andare in bestia complicando notevolmente le cose ed il rapporto con me stessa) ma agire sulle reazioni ed eccomi tornare al punto 1 accettare ciò che si prova senza giudicarsi né giudicare.
Un altro esempio calzante che mi ripeto quando sto per esplodere / implodere … questo ancora non l ho capito…  è immagina di essere nelle sabbie mobili… l’istinto di sopravvivenza di imporrà di agitarti per cercare di uscire il prima possibile… invece l’agitarsi e scalpitare all’interno delle sabbie mobili ti porterà ad essere inghiottita … l’unica cosa da fare è… non agitarsi… muoversi con calma con piccolissimi gesti.
Ed ecco che è tutto chiaro “istinto contro raziocinio”… un mix di giusto equilibrio ed il gioco !
Ho imparato a mia spese che essere severi con se stessi il più delle volte non giova (questo non include l’evitamento … perché lì un bel calcio in culo non me lo toglie nessuno) però non posso neanche massacrarmi per tutto, quindi devo dire addio o arrivederci alla rosi perfettina tutta d’un pezzo e accogliere questa simpatica imbranata che sembra non sappia cosa fare… anche se alla fine riesce a fare come sempre tutto seppur in modo un tantino diverso.
Conoscersi a fondo è terrificante, imparare ad accettare parti di se sconosciute e chiedersi ma io non ero così.. ti disorienta , ti spaventa ti viene il terrore che potresti diventare la versione peggiore di te, eppure per potersi migliorare bisogna prima accettarsi, comprendersi e poi evolvere… come quelle persone che al liceo sono dei perfetti imbranati e poi negli anni si riscattano e diventano meravigliosi uomini o donne forti in grado di affrontare tutto e tutti, ma sono dovuti cadere per diventare la loro versione migliore.
Quindi, sebbene ad oggi, guardo a me con rammarico e rimprovero, proverò a fare un lavoro inverso, proverò a capirmi a comprendermi a darmi del tempo proverò a complimentarmi ed a prendermi cura di me, perché alla fine è con me che dovrò stare tutta la vita, e voglio volermi bene in qualsiasi versione di me io sia.
Sbaglio – riprovo – con un pizzico di entusiasmo in più.
Cado – mi rialzo .
Ogni giorno è un giorno nuovo per imparare per migliorarsi. Non sarà per sempre e tutto può essere reimpostato risolto migliorato. Bisogna darsi del tempo però … e la fretta in questi casi non è una buona alleata soprattutto quando hai un cervello che ti rema contro, la velocità e il voler fare passi da gigante non aiuta molto… uno perché ti agiti al sol pensiero… due perché sei già stressata prima di iniziare tre il tuo corpo produce tanto di quel cortisolo che già tenerti a bada è un miracolo.
Quindi leggo, applico e miglioro, anche se la cosa su cui puntare maggiormente è il dialogo interiore, quella sorta di guerra interna che in noi ansiosi perfezionisti è quasi inarrestabile, è come avere un giudice interiore che il più delle volte anziché complimentarsi ti fa sentire una sorta di ameba.
Così a piccoli faticosi passi miglioro un po’ alla volta, il rapporto con me, il rapporto con gli altri, la voglia di uscire ed il groppo alla gola… simpatico compagno di viaggio… che ti fa sentire come se da un momento all’altro dovessi finire in un precipizio non ben definito… ma la prospettiva cambia un po’ ogni giorno … così come questa maledetta paura di non farcela e stagnare per sempre in acque nere di fogna.
Ecco perché quando si è in ansia bisogna non correre e pensare ad un giorno alla volta… perché pensare al futuro con una mente proiettata verso una catastrofe non ben definita non agevola. Quindi un giorno alla volta, una difficoltà alla volta… con un pizzico di buona volontà, incoraggiamento e positività che dentro di me da qualche parte deve pur essere rimasta.

Date da bere agli assetati

DATE DA BERE AGLI ASSETATI
E’ proprio il caso di dirlo… l’ansia ti aiuta a scoprire milioni di cose nuove, inaspettate!!!!
Una delle cose che ho subito dovuto imparare a gestire (attenzione avrei dovuto scrivere : imparare a non dare troppo peso) è stato il magnifico tremore alle mani.
Di per sé nulla di grave il tuo cervello decide da solo che quella situazione può essere un potenziale pericolo e ti inonda di adrenalina, che vuoi che sia un po’ di adrenalina in più, se non fosse per il fatto che…ti capita sempre nei momenti meno opportuni.
Il mio classico ormai è: in qualsiasi luogo (adesso un po’ meno) in cui bisogna prendere oggetti tipo bicchieri o tazzine (molto meno con le posate) è stupefacente ed irrimediabilmente puntuale.
Non c’ è tecnica che regga, il respiro lento di certo no, l’unica sarebbe scrollarsi le mani a più non posso prima di prendere il bicchiere, ma lì dovresti spiegare agli ignari signori davanti a te che diamine stai facendo, e ripiegare sulla storia di un tic improvviso - alla Johnny stecchino - non mi metterebbe proprio a mio agio.
Approfondimenti: all’inizio di questo fastidioso tremore, quando la mia mente era molto meno lucida non ci facevo caso (ihihih scherzo), tanto non erano solo le mani a tremare, ma tutto il mio corpo denti compresi e fin qui ci sta, niente da dire, a lavoro ci dovevo andare, la spesa la dovevo fare – in effetti già era complicato fare queste due attività giornaliere, quindi non avevo nulla da dire sull’argomento e poi avevo così tante somatizzazioni insieme che attenzionarle tutte sarebbe stato impossibile 8 non è vero lo facevo e lì ho creduto di impazzire!!! Ma quella è un’altra storia).
Ricordo ancora gli inizi di questo “disturbo e credetemi mai definizione in medicina è stata più azzeccata - in ufficio i miei colleghi mi ignoravano poveretti, penso più per rispetto che per comprensione, non hanno mai detto una parola fuori posto … vedevano che soffrivo come una bestia ma non conoscendone le cause mi chiedevano solo come stai? O mi suggerivano se non fosse il caso di tornare a casa, evidentemente non dovevo avere una buona cera.
Il supermercato era meno intimo quindi non saprei!!!
I mesi passavano ed evidentemente insieme ai mesi trascorsi anche il picco di adrenalina tendeva a scendere un pò, sebbene per me sia ancora un po’ troppo esagerato, non è più ai livelli esagerati di un tempo, ed i tremori mi tormentano a fasi alterne.
Il brutto dei tremori è che non puoi proprio farci nulla e finchè non devi bere o mangiare nulla di grave ma quando ti vengono in quei casi… io non so se ridere o piangere.
I tuoi gentili amici, parenti, o chicchessia, ti passano il bicchiere, oppure hai sete e devi prenderlo tu il bicchiere e le tue mani decidono di avere una crisi parkinsoniana e proprio non ce la puoi fare.
Gradi di difficoltà: 1- prendere il bicchiere è un’impresa impossibile; 2- seppur maldestramente riuscissi a prendere il bicchiere il contenuto dello stesso precipiterebbe fuori come un vulcano in eruzione, 3-  devi considerare cosa cerchi di bere e decidere - se ti va di culo e volevi solo dell’acqua ancora ancora puoi rischiare, ma vino rosso e caffè sono esclusi, i miei vestiti ne sanno qualcosa.
Ora non è che una si vuole lagnare sempre, però, l’ansia generalizzata è una rottura di coglioni!!!
Ricordo ancora la volta in cui un mio amico mi invitò a bere un caffè pomeridiano, dopo la milionesima volta in cui gli davo buca non potevo dire di no, per meglio dire non volevo, ma come sempre in quel periodo stavo di mmerda  (la doppia mm è un rafforzativo) ed il mio senso dell’orientamento ne risentiva parecchio, conosco perfettamente le strade della mia città, ma quando l’ansia è fortissima la confusione regna sovrana.
Comunque con l’aiuto di google maps e prestando molta attenzione alla strada - sembravo un medico appena laureato che si trova ad effettuare il primo intervento di microchirurgia oculare - riesco ad arrivare puntuale all’appuntamento. Posteggio, con fare circospetto e con la gioia di un deportato al campo di concentramento scendo dalla macchina e mi siedo… il mio corpo a quel punto comincia a non essermi più amico e si allea contro di me insieme alla mia già turbolenta psiche… iniziano i tremori, il battito impazzisce etc.. etc.. etc.. … panico.
Lui carinamente mi chiede cosa bevessi, io maledicendomi, cerco di pensare a qualcosa che fosse più grande di una tazzina di caffè, quella era troppo difficile da gestire, una birra era da escludere (alcol ed agitazione nel mio vuol dire attacco di panico), quindi????? opto per un succo.
Un buonissimo succo ace, pensavo che il bicchiere più grande mi avrebbe dato una mano.
Ordiniamo e nell’attesa che il cameriere ci portasse, il mio succo ed il suo caffè, io oltre a far finta di ascoltare quel che il mio amico mi raccontava, pregavo che i tremori si attenuassero e non solo per la figuraccia che temevo di fare all’arrivo nel mio nemico – il bicchiere – ma proprio perché avevo sete, l’ansia provoca secchezza alle fauci è risaputo!!!
Comunque, giusto per non essere eccessivamente prolissa, arriva questo benedetto succo, io fisso il bicchiere, e cerco di fissare nella mia mente una frase del tipo – YES I CAN – allungo la mano cerco di afferrare il bicchiere, e non ricordo sembrava quasi che si muovesse di qua e di là, niente metà succo va fuori e non ero riuscita neanche a sollevare il bicchiere dal tavolo. Perfetto mi dico, mentre il mio amico mi fissava cercando di capire cosa stessi facendo, e credetemi se dico che né lui né io ne avevamo idea.
Mi blocco, e cerco di farfugliare qualcosa circa un terribile dolore cervicale che mi procurava violenti tremori alle mani e aggiunsi per impietosirlo e distrarre la sua attenzione che alle volte addirittura mi si paralizzavano le braccia (la cervicale ha sempre un suo perché), lui sembra crederci e con fare dispiaciuto mi dice qualcosa del tipo spiegami, io glisso, chiamo il cameriere pregandolo di portarmi una cannuccia… e… da lì in poi ho bevuto il succo piegando solo la testa sul tavolo per avvicinare la bocca alla cannuccia… poi con fare mesto finito il succo e stremata dalla fatica tornai a casa.
Certo si potrebbe pensare ad un racconto esagerato, ed in effetti lo è, se non fosse per il fatto che milioni di persone come me imprecano ogni giorno per lo stesso motivo. Quindi ridiamoci su al massimo impariamo a bere dalle bottiglie scusandoci con i presenti per quella che può sembrare cattiva educazione!
SIPARIO!!!